Sei in >> Capistrano >> Cronaca >> Capistrano: Un paesaggio più brullo senza gli alberi di palma
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Fonte : Gazzetta del Sud
Data : 16 febbraio 2017
Autore : Antonio Pasceri
Il punteruolo rosso colpisce anche a Capistrano
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Antonio Pasceri
CAPISTRANO
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Da circa trent'anni i cittadini capistranesi si erano abituati alla presenza, nel centro abitato, di numerose piante di palma,
che avevano visto crescere rigogliosamente. Ora sono rimasti grossi tronchi che infondono, in chi li guarda, tristezza. I disadorni e grossi tronchi
di palma non sono conseguenza di un disinteresse dell'amministrazione comunale, che, tramite il proprio personale, avrebbe provveduto sempre
a curarle, e né sono conseguenza di atti di vandalismo. A distruggere le palme sarebbe stato un parassita (pare si tratti del punteruolo rosso)
contro il quale non si è trovato alcun rimedio.
Le piante di palma, che avevano cambiato in bello il paesaggio, tranne qualcuna che dà già i segni dell'inaridimento, non ci sono più. La cosa ha
rattristato sia gli amministratori che i cittadini. Le palme, ormai, da anni, fornivano, fra la gioia di grandi e piccini, i rami e foglie in occasione della
ricorrenza della Domenica delle Palme, in quanto con rametti di ulivo e di palma il parroco ed i fedeli si recano al Calvario, dove il sacerdote, dopo
aver pronunciato un'omelia di circostanza, benedice tali rametti che, poi, i fedeli depongono in casa per averne protezione e conficcano nei terreni
per ottenere benedizione ed abbondanza dei prodotti.
Le palme nel centro abitato di Capistrano erano state messe a dimora, assieme ad altre piante da giardinaggio ed ornamentali, alla fine degli anni
Ottanta, dalla comunità montana Fossa del Lupo, presieduta, in quell’epoca, dal sindaco pro tempore.
In quel tempo, numerose piante ornamentali e da giardinaggio furono fornite a tutti i quindici comuni che facevano parte di tale Comunità montana,
al fine di abbellire i rispettivi centri abitati. In Capistrano, le numerose piante, comprese le palme, furono interrate lungo Via Giovanni Paolo II, nelle
zone del Calvario e della Badia. A distanza di circa sei lustri tutte le piante si presentano rigogliose e abbelliscono il paesaggio, ad eccezione delle
piante di palma, che, attaccate da un parassita, da un anno circa continuano a perdere, inesauribilmente, la loro maestosità a seguito del lento
essiccamento. La gente, come accadde per "La quercia caduta" di Giovanni Pascoli, loda le piante di palma del tempo in cui erano
rigogliose, ma, contrariamente a tale poesia, non può trarre alcun beneficio dal fusto e dai rami delle palme, perché non sono utilizzabili per
riscaldarsi e nemmeno per altri fini.
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Fonte : Gazzetta del Sud del 16/02/2017 - Autore : Antonio Pasceri
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