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Commenti alle Sacre Scritture

01/10/2023 - Anno A - XXVI Domenica del Tempo Ordinario

Commento

Il concetto della giustizia torna a farci riflettere in questa liturgia domenicale. Il Servo di Jahvè è venuto per "predicare il diritto e la giustizia, donare la libertà agli schiavi, non alzare la voce, non spezzare una canna incrinata". Da questo Suo servizio è crollato il tempo dell'autoritarismo e della presunzione ed è cominciato quello della vera umiltà che è sapienza: "Vi ho dato l'esempio perché come ho fatto Io, facciate anche voi". Il Suo invito è quello di dire il nostro sì alla Sua voce liberamente perché l'insegnamento di Gesù, nelle Sue parole e nella Sua vita, è pura generosità. Gli uomini gettano una pietra perché inutile. Il Signore la raccoglie e vi costruisce sopra un grandioso edificio. Gli uomini condannano l'adultera, il Messia la risana ridandole fiducia e perdono. Gli uomini preferiscono la compagnia dei migliori, il Re dei re, va in cerca dei peggiori e "fa più festa in cielo per un peccatore che si converte che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione" (Lc 15,7). La Sua vita, il Suo insegnamento e la Sua azione non sono altro che la vitale applicazione di quella sconcertante similitudine del seme che muore e dà la vita. Recitare, dunque, la parte del seme è dimensione eccellente. Il seme non si esaurisce, ma si espande, si moltiplica, si diversifica e riempie inesplorati sentieri. La legge del seme è il morire, senza morte non c'è vita. Vogliamo oggi, come ci dice san Paolo nella sua Lettera odierna, "Piegare ogni ginocchio" davanti a Te che sei il Signore del cielo e della terra, pura bellezza, gratuità e pienezza di vita.

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Preghiera

Signore,
"nessuno può cogliere il senso profondo del Vangelo se non ha poggiato il capo sul Tuo petto e non ha ricevuto Maria come Madre" (cfr Origene- 253). Tutti noi siamo ancora in cammino, come i discepoli di Emmaus, ma siamo qui perché vogliamo vivere accostandoci al Tuo Banchetto, prendere il Tuo Pane e mangiarlo, prendere il Tuo vino e berlo. Quando lo facciamo, neanche la tempesta ci scuote. Tu sei la nostra "sala addobbata" che supera ogni altra dimensione, ogni altro interesse. Tu ci chiami e noi veniamo senza tentennamenti. Invocheremo il Tuo Spirito perché scenda a bruciare tutte le infedeltà della nostra vita. Tu sei il Messia che salva, il Profeta atteso e il Servo diletto. I Tuoi miracoli sconfiggono il male e la morte. La missione di ogni uomo è quella di trasmettere la Tua Parola, mai rimanere passivi, quel "va' a lavorare nella mia vigna", oltre che un invito deve diventare prassi per dare senso alle nostre giornate.

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Barbara Esposito

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