Sei in >> Capistranesi >> Barbara Esposito >> Commenti alle Scritture >> XX Domenica del Tempo Ordinario - Anno A - 20/08/2023
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Commento
Parlare con giustizia è un atto di fede. Il Signore ci dice, nella Prima Lettura del Profeta Isaia, di: "Osservare il diritto e praticare la giustizia", perché, solo allora, i sacrifici offerti sull'altare saranno graditi. Dio si rivela giusto in quanto è modello d'integrità e, in tutta la Bibbia, la giustizia è presentata come la virtù morale intesa a designare l'osservanza integrale di tutti i comandamenti. A motivo del giudizio divino che si esercita nel corso della storia, l'uomo deve "compiere la giustizia"; questo dovere è inteso in modo sempre più interiore e termina in "un'adorazione in spirito e verità". Nella prospettiva del disegno di salvezza, l'uomo comprende di non poter acquistare questa giustizia con le sue proprie opere ma le riceve come un dono di grazia. Nel Vangelo di Matteo notiamo, infatti, come Gesù dà alla donna cananea una benedizione che è salvezza per la figlia ammalata. Ciò avviene per il "parlare giusto" della donna, che a più riprese, sa convincere il Maestro con il suo puro atto di fede. Lei cerca quella "giustizia" che il Messia è venuto a portare a coloro che sanno accoglierlo nella verità. Difronte alla figura di Gesù Maestro scompaiono quegli idoli ai quali la cananea era abituata a rivolgersi chiedendo, solo come una madre sa fare, la guarigione per la figlia. Ha saputo domandare perché Gesù le si rivolge con quell'aggettivo davvero bello: "Grande è la Tua fede". Quanti di noi possono dire di avere una fede così grande? Impariamo oggi, allora, da questa "straniera" del popolo Ebreo a diventare grandi nella fede, affinché il Signore possa giudicarci degni della sua sequela, perché "l'uomo liberato dal peccato porta frutti di santificazione" (Rm 6,22).
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Preghiera
Signore,
donaci Te stesso, sempre! Non abbiamo bisogno degli idoli: possesso, egoismo, interessi. Tu sei la gratuità dell'Amore divino che innalza la donna cananea e tutti noi, l'umanità,
la creazione. Ti chiediamo una veste candida e splendente che è il rivestimento della Tua gloria, trasfigurazione della nostra natura umana. Hai donato tutto di Te, così come una
madre dona tutto per i suoi figli. Tu sei il "Figlio" che ci chiama, ci attrae a sé con quella potenza che diventa sinfonia di gloria. La Tua voce, è quella per tutta la
creazione, udibile dai piccoli, dagli umili ai quali ridoni dignità che è "puro dono di grazia". Il lamento della donna cananea ci attrae quasi liricamente: sul suo
grido, sul suo dolore, sorge la Luce e rimani Tu solo, Maestro e Signore.
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Barbara Esposito
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