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Giorno 20 luglio u.s. è
uscito dalla stampa, per i tipi di Falco Editore - Cosenza, un bellissimo libro di Barbara Esposito
intitolato "Rabbunì maestro!", su Maria di Màgdala, in edicola dal
successivo giorno 22, festività di S. Maria Maddalena, reperibile a Monterosso Cal. presso
la "Cartolibreria La Polla".
Da bravissima catechista, sa bene che Maria Maddalena non può essere confusa con la
"donna peccatrice", che Luca descrive in 7,36-50, né tantomeno con Maria
di Betania, sorella di Marta e di Lazzaro (cf. Gv 11,1-2 e 12,3). Per lunghissimo tempo, infatti,
Maria Maddalena è stata identificata con la donna peccatrice a causa anche dei
racconti dei vangeli apocrifi. L'esegesi moderna esclude in modo categorico questa
identificazione.
Barbara sposa ugualmente la linea della tradizione per dare sfogo, in questo bellissimo
racconto, alla sua tensione catechistica. «Sentivo nell'animo - scrive tra le
conclusioni - il desiderio di testimoniare che chi appartiene al Signore non può
tenere nascosto il "Suo" annuncio».
Il racconto (e la catechesi che contiene) si sviluppa dall'incontro con Gesù,
dalla grazia del perdono e dalla conversione con conseguente sequela della
Maddalena. La descrizione personalissima dell'incontro vive momenti di delicatezza,
di forte discussione della propria vita, di fermissima volontà di cambiamento,
di catarsi del peccato, di fermezza incrollabile nei confronti di quel "si"
in risposta alla chiamata di Gesù.
La Maddalena, nel racconto, funge anche da rannodo delle fila, quando Barbara
si accorge di avere svolazzato come una farfalla tra il Vecchio ed il Nuovo
Testamento.
Tutto il racconto, infine, è narrato con una prosa, che, in realtà,
come del resto in tutti i suoi scritti, non è tale. Essa è intrisa di
poesia pura che molte volte viene fuori prepotentemente, come, ad esempio,
in questo piccolo passo in cui descrive la drammatica storia di Caino e Abele:
«Caino offriva a Dio i prodotti della terra ma l'amore non accompagnava
i suoi gesti, guardava al fratello che offriva al Padre i primogeniti del suo
gregge: con il dono arrivava a Dio il profumo spirituale di chi si riconosce
creatura di fronte al Creatore e il Signore gradì tali sacrifici. Così
Caino s'indispettì contro il fratello e lo uccise. L'innocente che
muore per avere troppo amato! Viveva felice su prati lussureggianti
chiazzati di fiori, la sua lode armoniosa intrecciata da corde di cetra
fu un giorno spezzata da mano orrenda e assassina, cadde il suo viso
su pervinca tinta di bianco e di blu, poi irrorata di rosso, le sue labbra
schiuse in un ultimo sorriso divino. Egli moriva e la vite metteva i germogli,
il suo nome echeggiava tra i pascoli eterni della giustizia, fra le aiuole
della verità». - fm -
Tratto dal foglio informativo della Parrocchia di "San Nicola" in Capistrano del 05 agosto 2012.
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