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Sheela

Sotto questo cielo meraviglioso d'Ottobre cerco di cogliere, alla maniera di Hermann Hesse, "...l'armonia di una vita piena di significato e d'amore", ma sfoglio un giornale e rimango folgorata da una notizia che mi lascia letteralmente senza forze: in India, una ragazza di 28 anni, muore di infezione ai polmoni perché costretta, dai parenti del marito, a mangiare feci di mucca e a bere kerosene misto a detersivo. Il suo nome è Sheela ed ha avuto, da ciò che leggo, la sola colpa di non aver partorito un figlio maschio. L'istinto naturale che provo è devastante, vorrei appendere ad una forca quei soggetti che si sono macchiati dell'orrendo crimine e poi vorrei poter ridare vita a Sheela perché non si può morire così, a 28 anni, il cielo, a questa età, è così azzurro ... come quello di oggi, e, lei, aveva il diritto di librarsi leggera sulle ali della vita, continuando il suo cammino. Mi accorgo, allora, che non sopporto l'odio, e ancor di più, non sopporto chi si fa giudice del fratello. Ma noi uomini ci ricordiamo, ogni tanto, che abbiamo un Dio? Abbiamo compreso che la vita è un dono da tutelare per sé e per gli altri? Io credo che stiamo giocando una partita strana con la vita, crediamo di esserne diventati i padroni e decidiamo quando e come uccidere armando una mano assassina che pare provenga direttamente dal "Maligno". Allora, oggi, sotto questo cielo da favola, mi lascio prendere dalla collera perché voglio sostenere la tesi a favore della vita e, di conseguenza, a favore di Dio. Non che Lui, l'Onnipotente, abbia bisogno del mio sostegno, ma sono io, arrabbiata, a invocarlo con forza e dirGli che, nonostante tutto, credo ancora che ogni uomo, tutti gli uomini, sono stati creati a "immagine e somiglianza di Dio" (Gn 1,26). Quindi, deduco che, i parenti di Sheela hanno sporcato, in sé stessi, il volto di Dio. Io per Sheela provo un sentimento di affetto profondo poiché la sua vita è stata "martirizzata", è inumano ciò che le hanno fatto. Per lei non posso fare niente. Posso solo scrivere queste poche righe per ricordare la sua breve vita, fatta di rinunce, di sacrifici, di vessazioni. A Sheela, che ormai non soffre più, offro questo cielo terso d'Ottobre. Offro a Lei tutti i canti dei poeti che vivono solo d'amore e poesia. Voglio offrirLe, ancora, il "sentore del bello" che non ha mai potuto percepire. A Sheela, chiedo, in ultimo, una preghiera per il mondo, l'ombra del male si allontani da esso e rifulga ancora lo splendore del bene.

16 Ottobre 2014

Barbara Esposito

 

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Barbara Esposito

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