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Buona Notte, visitatore, il tuo numero IP è : 18.224.38.176 - Fanne buon uso ;-) — Pasqua sarà e⁄o è stata il 31/03/2024

Capistrano (VV), venerd́ 27 dicembre 2024 ~ Ore : 00:28:38 • New York: 26/12/2024 18:28:38 • Tokyo: 27/12/2024 08:28:38 • Sydney: 27/12/2024 10:28:38

Settimana dell'anno n° 52 - Trimestre 4 [dicembre] || ♑ Capricorno ♥ ;-) • Giorni trascorsi da InizioAnno: 362 - Giorni mancanti a FineAnno: 4: Precisamente 0 anni, 0 mesi, 1 settimane, 4 giorni, 119 ore, 7171 minuti, 430281 secondi!

Il sole sorge alle ore 07:37 e tramonta alle ore 16:45 - San Giovanni, apostolo ed evangelista

 

TERRASANTA

Ho sempre pensato che i sogni si possano avverare. Essi si depositano nell'anima come rugiada, per poi trasformarsi in stelle nella notte. A dicembre ho realizzato il mio sogno custodito fin da ragazza, quando sentivo dentro di me un sussurro: quello dell'Eterno. Salita sull'aereo, che mi portava in Terrasanta, transitavo con leggerezza e un unico pensiero: arrivare dove risiede la Bellezza. Ero consapevole di vivere, non un sogno stupendo che l'alba avrebbe portato via, ma, una realtà desiderata e, ora, tra stupore e incanto, diventata mia, soltanto mia! Guardavo dall'oblò dell'aereo per scorgere i lembi di nuvole, respirando, perdutamente, gioia. Eccomi, tra le ali di un jet, curiosa, come una bambina, di conoscere il mistero di Betlemme, di Nazareth, di Cana, del Cenacolo e comprendere fin dove è arrivata la profondità dell'Amore. Talora, socchiudevo gli occhi chiedendomi quale stella avrei visto nel cielo di Gerusalemme: Sirio, Aldebaran o la stella polare, una liturgia notturna di miriadi di astri. Tocco il suolo della Terrasanta e lo bacio. Guardo tutto con gli occhi del cuore e il Maestro era lì, nell'invisibile presenza, a svelarmi certezze. A tratti osservavo le mie scarpe che calpestavano quella terra amata e ogni passo disegnava fiori sul mio cammino. E quanta luce! Là, dove c'è tanta luce, il limite tra terra e cielo sembra inesistente. Mi sentivo libera, realmente libera, potevo scorgere il bagliore di un risorgere in un tempo senza fine. Ho contemplato cieli senza nubi e fiumi trasparenti come specchi senza aloni. Ho visto melograni succosi e rossi, capaci di dissetare ogni arsura. Ho ammirato cedri altissimi su scenari meravigliosi. Ed eccola lì Gerusalemme, dove la luce ha iniziato a splendere e dove le stelle (hoshavim) illuminano la notte come una carezza. È la città della gioia: Ariel (Is 29,1), Salem (Gn 14,18) Jebus (Gd 19,10). È Davide che la costituisce capitale (2 Sam 5, 5-9), poiché scelta da Dio come sua abitazione (1 Re 8,1ss). A Gerusalemme, nell'immensità del cielo, in un tempo senza fine, sulle alture eterne, risuona il canto della vittoria inneggiato dagli Angeli. Mi prostro al centro del mondo, sul sepolcro santo, dove morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello e dove, alle prime luci del giorno della nuova creazione, il Signore risorto trova l'umanità redenta a cercarlo ed accoglierlo nell'invocazione dell'amore e dell'alleanza: "Rabbunì, Maestro mio"! (Gv 20, 1-18). Per un istante, un solo istante, il tempo e lo spazio hanno cessato d'esistere: avevo raggiunto la meta; gioia, pianto, gratitudine, liberazione, preghiera per i miei cari e per tutto il mondo! Ed io mi sentivo come una pagina aperta sulla quale, il Signore stava scrivendo le sue note più belle. Ero dentro le narrazioni dei Profeti, mi bastava alzare lo sguardo e scorgere il Divino: il Suo capo di finissimo oro, il volto splendente di gemme, il profumo della sua essenza e della sua presenza. Non potrò mai violare il mistero di Dio, ma certamente ho acquisito il senso della pienezza. In Terrasanta non ho incontrato ombre ma la faccia ridente del cielo. Poi, ulivi disseminati come greggi, declivi di prati che si preparavano ad annunciare i prossimi colli. Camminavo leggera nei vari quartieri di cristiani, ebrei, armeni, musulmani, fermandomi a degustare le loro spezie, i loro sapori. Ho colto il fascino incredibile delle grotte di Qumran, dove sono stati rinvenuti alcuni rotoli contenenti testi dell'Antico Testamento. E poi ho guardato la distesa d'acqua del mar Morto che si trova nella depressione più profonda di tutta la superficie terrestre. La sua acqua, notevolmente salata, non consente alcuna forma di vita, ma la presenza del sale produce effetti benefici sulle malattie della pelle. Ho toccato appena quell'acqua per sentire i granelli di sale sulle dita, ma già volgevo lo sguardo e il pensiero verso l'altra acqua, quella del fiume Giordano, dove il cielo si era riversato sulla terra per indicare il Redentore del mondo (cfr Mc 1,11). Nella regione fertile della Galilea, contraddistinta dal verde, ho ammirato lo splendore di paesaggi naturali. La sua bellezza racchiude il Monte delle Beatitudini da dove si scorge la sontuosità del lago di Tiberiade o mar di Galilea. Scesa sulle rive di quel lago, crollarono tutte le mie inutili ragioni dell'essere. Mi sono seduta difronte a quell'acqua increspata da una leggera brezza e davanti ai miei occhi vedevo la scena, tante volte letta nei Vangeli: una barca, il Maestro, i suoi discepoli e una rete colma di pesci. Il vociare dei miei compagni di viaggio si confondeva con quello di Pietro, Andrea, Giovanni e tutti gli altri apostoli che facevano festa accanto al sorridente Maestro, senso profondo della loro vita. Un sole tiepido, dolce, illuminava la mia persona, sulle rive di quel lago ed io non volevo più alzarmi da lì. Estasiata, guardavo l'orizzonte assaporando una gioia inondante di pace e benessere anche fisico. Immergevo le mie mani, ripetutamente, in quell'acqua, l'accarezzavo come il bene più prezioso; quando mi hanno chiamata per andar via e proseguire il pellegrinaggio, mal volentieri mi sono alzata da quella riva; ho avuto il desiderio di raccogliere delle pietruzze, lambite dall'acqua. Ne ho scelto dodici, tante quanto sono gli apostoli, che sulla Parola del Maestro sono stati capaci di irradiare di fede il cammino degli uomini. Andavo via con la percezione che in quel posto s'incontra davvero il Maestro e Signore. "Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno" (cfr Mt 28,10). Questa è la frase pronunciata da Gesù, appena risorto dai morti, alle donne, Maria di Magdala e Maria di Cleofa, recatesi al sepolcro per visitare la tomba. Sulla base di tale esortazione, i credenti hanno la certezza che Cristo aspetta ogni uomo, là dove tutto ha avuto inizio, in Galilea, principio della grande opera di salvezza. La Galilea delle genti, pensavo, mentre m'incamminavo, è il luogo dove ognuno può rivedere se stesso per scoprire che: chi è razionale e ritiene vero ciò che è calcolabile, riduce il suo pensiero e non acquisisce il senso della pienezza. Da quella Terrasanta, forza e amore ardevano dal di dentro. Noi pellegrini, abbiamo gustato la bellezza dei fiori, dei rami d'ulivo, del sole, di quella primavera di stelle che riecheggiava fra un passo e l'altro e credo davvero che ciascuno abbia tracciato la sua anima con un segno incancellabile. Così andavo via con la consapevolezza di aver gustato il sapore delle mie certezze. Dall'aeroporto volgevo lo sguardo verso la terra d'Israele mentre la mia mente ripercorreva e salutava quel giardino colmo di delizie: il monte Tabor, Cafarnao, Magdala, Gerico con le sue palme e i suoi sicomori. E poi Tagba, sede della moltiplicazione dei pani e dei pesci, e del terzo incontro di Gesù con i suoi discepoli, dopo la Resurrezione. E poi, ancora, il Getsemani, la via dolorosa. La chiesa dell'Annunciazione, la natività a Betlemme, luogo dove, a due passi dalla Basilica, ho anche incontrato gli sguardi innocenti dei bambini di "Casa Hogar", accolti e custoditi dalle suore del Verbo Incarnato, angeli dai quali attingere un pezzo di paradiso. Altri bimbi ho incontrato nella basilica di Betlemme. Arrivati lì con le loro maestre di scuola, si sono messi in posa per una foto ricordo. L'allegria dei loro volti è esplosa in un canto di gioia, e, insieme, abbiamo cantato inni festosi, in quel luogo che aveva accolto, in una notte di luce, i vagiti del Redentore. Portavo con me tanta poesia, un quadro tinto dai mille colori. Guardavo le mie mani che avevano accarezzato tutti i muri della stanza del Cenacolo, dove si è celebrato il primo banchetto Eucaristico e dove la mente vola ogni volta che partecipo all'Eucarestia. Quelle stesse mani, ora, le alzavo quasi per benedire la Terrasanta, dono di un'immensa felicità. Sopra il cielo notturno d'Israele, da cui pendevano ghirlande di stelle, io scrivevo una sola parola: tornerò.

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P.S.

Dedico questo mio brano all'amico Fernando, membro dell'UNITALSI, che ha organizzato il viaggio in Terrasanta. Assieme a lui, anche al nostro gruppo, trentanove pellegrini dai volti gioiosi. Cito, tra gli altri, padre Carmelo, la mia compagna di stanza, Enza, la nostra guida israeliana, Joseph, che, con la sua competenza e le sue domande religiose, ha risvegliato la mia anima catechistica; poi, Sua Eccellenza Attilio Nostro, vescovo della nostra Diocesi, che ha guidato questo bellissimo pellegrinaggio con garbo e intelligenza.

  Barbara Esposito

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