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La presentazione del libro è di Don Filippo Ramondino:
"Memoria dolce e forte questa che ci propone Barbara
Esposito. È un ricordo, filtrato col cuore e con la mente, di una indimenticabile catechista parrocchiale,
la signorina Titina Manduca (1927-1977) di Monterosso, comune della provincia di Vibo Valentia, diocesi di
Mileto - Nicotera - Tropea.
Ha scritto Albino Luciani, poi Papa Giovanni Paolo I, nel suo testo
Catechetica in briciole: «Il catechista è un seminatore: spesso l'effetto del suo insegnamento
si vede più in là, in età più avanzata...». Titina ha saputo e voluto seminare
a piene mani, con semplicità e fermezza, cosciente dei doni avuti dal Signore. Titina è stata una
pagina aperta nella quale ognuno ha potuto leggere un meraviglioso canto d'amore al Signore. E Barbara
continua a leggere anche oggi questo messaggio, si lascia catechizzare da questa positiva testimonianza,
attingendo al tesoro della memoria di quel segmento di tempo e di quella luminosità di spazi
condivisi con questa christifidelis laica la quale scelse e visse in modo singolare
quanto ordinario la sua missione di catechista, impegno ecclesiale che, come già diceva san Pio
X, «è oggi il più grande di tutti gli
apostolati». L'autrice di queste pagine medita largamente, ripensa acutamente, ricollega sapientemente
fatti e idee, lasciandosi illuminare da questa lampada vivente che, con virtù evangelica ha voluto
porre tra le fonti principali del suo grande lucerniere interiore, nella cella segreta dei suoi silenzi, nella
torre erudita del suo osservatorio.
Permettere una forte esperienza dell'amore di Dio è l'obiettivo principale della attività
catechistica della signorina Titina. Non si tratta di consegnare agli allievi un libro dove leggere e imparare
qualcosa sulla fede, ma di trasmettere la bellezza del credere. Informata da tutta una tradizione catechistica,
prende sempre come punto di partenza l'esistenza cristiana e il fine della storia della Salvezza, di quella
Salvezza redentrice che è già, che è operante nella Chiesa e attraverso la Chiesa,
e che dovrà ancora realizzarsi nel suo compimento alla fine dei tempi. Ci fa ripetere, questo
salutare rimembrare di una anima buona, la nota espressione del filosofo danese Soren Kierkegaard:
«il cristianesimo non è essenzialmente una dottrina, ma una comunicazione di
esistenza». Sì! Questo ha essenzialmente fatto la catechista Titina, secondo quanto testimonia
Barbara, ha comunicato una Esistenza, per la quale vale la pena persino vendere tutto, dare tutto
ai poveri. È la perla preziosa, è il tesoro nascosto!
Appartiene la signorina Titina a quelle caste figure di una civiltà, intessuta prevalentemente di
cultura sapienziale, dove lo scorrere lento del tempo e delle cose formava all'«arte del
poco», dando il gusto della profondità e della intensità, generando virtù
come la fedeltà e la perseveranza. Figure che possedevano l'attitudine naturale ad
educare, e corroboravano questo carisma con una intensa pietà e vita sacramentale. Maestri
che, anzitutto con sapientia cordis, riuscivano a coltivare l'interesse
dei più giovani, dando equilibri all'intelligenza emotiva e significati all'intelligenza razionale,
per nulla pensando che si possano negare le radici spirituali dell'uomo.
In «tempo di carenza e di privazione» nei confronti del bisogno del sacro, come già
scriveva Heiddeger, riproporre alle nuove generazioni modelli autentici è un compito
altamente meritorio. Noi uomini, man mano che avanza la parabola della vita individuale, sembriamo
sempre più come archi tesi tra il ricordo e la speranza. Il futuro verso il quale si proietta
la speranza si nutre di passato e di presente. Qui ed ora, è dolcemente lanciato il messaggio
di una esistenza, santamente vissuta, perché faccia centro anche nel nostro cuore."
Don Filippo Ramondino
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