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Fonte : Gazzetta del Sud
Data : 20 dicembre 2014
Autore : Antonio Pasceri
Non più protagonisti i pastori con le zampogne a Capistrano ma i giovani del luogo
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Antonio Pasceri
Capistrano
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A Capistrano, oltre ai normali riti sacri natalizi, c'è stata, fin dalla notte dei tempi, la
"Ninna-nanna" notturna per le vie del paese, per annunciare ai cittadini l'imminenza del Natale del Signore. Originariamente
la pastorale della "ninna-nanna" era offerta dal caratteristico ed armonioso suono delle zampogne, suonate dai
pastori che venivano dai monti e dall'altipiano Piano di Rollo, mentre dal dopoguerra è proposta dall'armonia di vari
strumenti musicali suonati da giovani Capistranesi, sempre di notte.
A Capistrano sono in molti a ricordare come la "ninna-nanna" delle zampogne abbia deliziato, nelle feste natalizie
del 1881-1882, l'ancora sconosciuto Pierre Auguste Renoir (1840-1919), quando soggiornò, per circa un mese, a
Capistrano. Quest'anno tale ricordo è maggiore a seguito della pubblicazione del libro "Renoir viaggio da Napoli
alla Calabria", edito nel giugno scorso dalla Kimerik, nel quale l'autore (Antonio Rocco Pasceri) descrive e documenta
l'incontro e l'amicizia fra Renoir (divenuto, poi, il più grande pittore dell'impressionismo francese) e don Rizzuti,
il viaggio di Renoir da Napoli alla Calabria, la permanenza di Renoir in Capistrano, dove "rifece" gli affreschi
nella chiesa parrocchiale che erano andati distrutti e dei quali sopravvive, integro, il "Battesimo di Gesù nel fiume
Giordano".
Le note musicali
si diffondono nelle ore notturne
e con qualunque condizione meteo
Il ricordo dell'antica tradizione della "ninna-nanna" suonata dalle zampogne ritorna,
quest'anno, più vivo che mai perché nel libro vengono riportate le parole con le quali Jean Renoir
(1894-1979) raccontò che suo padre: «Si assopì la notte del 2 dicembre 1919 sognando i pastori
Calabresi che con le loro zampogne avevano già fatto la loro apparizione...» e che «morì
con il desiderio di vedere ancora una volta, per l'ultima volta, la Calabria».
Da Capistrano, Renoir si recò, dopo l'epifania, a Palermo per fare il ritratto al già famoso Wagner.
Poi ritornò, via mare, a Napoli e da qui a Marsiglia per giungere, poi a Parigi, dove l'attendeva la sua modella
Aline, che divenne convivente e poi, nel 1890, moglie a madre dei suoi figli.
In Capistrano, quindi, la tradizione natalizia si riallaccia anche al ricordo di quel simpatico ed allegro pittore straniero, di cui nessuno conosceva la lingua, e che faceva i ritratti alle fanciulle chiamandole "madamoiselle" (andati distrutti per non aver compreso il valore), di quell'allegro pittore straniero che in Capistrano tutti chiamavano "mastru Pietru" e al quale piacque tanto il suono delle zampogne natalizie e la gente del villaggio calabrese da ricordarle anche poco prima di morire.
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Fonte : La Gazzetta del Sud del 20/12/2014 - Autore Antonio Pasceri
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