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Settimana dell'anno n° 51 - Trimestre 4 [dicembre] || ♐ Sagittario ♥ ;-) • Giorni trascorsi da InizioAnno: 356 - Giorni mancanti a FineAnno: 10: Precisamente 0 anni, 0 mesi, 2 settimane, 10 giorni, 245 ore, 14743 minuti, 884635 secondi!
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Nelle chiese, ha luogo stamani una breve e insolita cerimonia: il sacerdote incrocia al collo dei fedeli due candele benedette, invocando la
protezione di San Biagio con queste parole:
«Per le preghiere e i meriti di San Biagio, Dio ti liberi dai mali della gola e da ogni altro male».
Con tale cerimonia, la Chiesa ha dato un carattere, diciamo così, ufficiale, ad una pia tradizione, vecchia di molti secoli. La vera storia di San Biagio è molto vaga, per non dire oscura. Nonostante
ciò, o forse proprio per questo, la sua figura ha fatto fiorire diverse leggende, e queste han lungamente nutrito la sua devozione.
San Biagio sarebbe vissuto a Sebaste, in Cappadocia, l'odierna Anatolia, tra il III e il IV
secolo. Pare che fosse medico, e Vescovo di quella città. Quando cominciò la persecuzione di Licinio, prima larvata, poi sempre più violenta, egli fuggì di città, rifugiandosi in una grotta sui monti.
Licinio, uno dei "colleghi" di Costantino, aveva autorità sulle regioni orientali dell'Impero. Geloso della potenza del grande Imperatore, gli si mise contro, e per prima cosa
divenne persecutore dei Cristiani. Con ciò contravveniva all'Editto di Milano, ch'egli stesso aveva sottoscritto insieme con Costantino. La sua persecuzione fu quindi un mezzo di lotte politiche,
anzi una espressione della rivalità tra i due colleghi. Ma le sofferenze dei cristiani d'Oriente non furon per questo meno crudeli, finché Costantino non riportò sul rivale una completa vittoria.
Pare che San Biagio, recluso volontario nella caverna, seguitasse a svolgere in segreto la sua opera di Vescovo. Non dimenticò, cioè, neanche sui monti,il gregge dei
cristiani di Sebaste, lontano e minacciato. E a questo gregge di uomini, si aggiunse, secondo la leggenda, un seguito di animali selvatici, che visitavano il Vescovo nella caverna, recandogli
il cibo. Finalmente venne scoperto da alcuni cacciatori. Condotto nella città, fu imprigionato, e anche in carcere operò diversi miracoli.
A tempo debito venne processato, ma, davanti al giudice, il Vescovo cristiano rifiutò il sacrificio pagano. Allora gli venne strappata la carne con pettini di ferro acuminati, simili a quelli usati
per cardare la lana. Dilacerato corpore, infractus animo resistit, dice la Passio, cioè il racconto del suo martirio, commentando la infrangibile resistenza
del Vescovo, nel sanguinoso strazio del suo corpo.
Il particolare dei pettini di ferro ha fatto sì che San Biagio fosse considerato Patrono dei cardatori, ma un altro episodio leggendario ha colpito più efficacemente e durevolmente la fantasia
devota. Il Vescovo fu infatti condannato alla decapitazione, e si narra che, mentre veniva condotto al martirio,
«venne una femmina, e reco ai piedi del Santo un suo figliuolo che moriva, che gli s'era travolto un osso di pesce entro ne la gola. E San Biagio, ponendo le mani sopra di lui, pregò
Iddio, e il fanciullo fue incontanente sanato e guarito».
Questo episodio delicato e affettuoso, compiuto sulla via del martirio, ha valso al Santo la sua qualifica di protettore da tutti i mali della gola, che la tradizione ha confermato con un culto
secolare, e che la Chiesa accoglie nella liturgia di questo suo giorno festivo.
* * *
O glorioso San Biagio, che, con una breve preghiera, restituiste la perfetta sanità ad un bambino che per una spina di pesce
attraversata nella gola stava per mandare l'ultimo anelito, ottenete a noi tutti la grazia di esperimentare l'efficacia dei vostro patrocinio in tutti i mali di gola, ma più di tutto, di
mortificare con la fede pratica dei precetti di Santa Chiesa, questo senso tanto pericoloso. E voi che col vostro martirio lasciaste alla Chiesa un'illustre testimonianza della fede,
impetrateci di conservare questo dono divino e di difendere, senza umano rispetto, con le parole e con le opere della verità della stessa fede, tanto combattuta e denigrata ai
giorni nostri.
Così sia
* * *
Fonte: Piero Bargellini, Mille Santi del giorno, Vallecchi editore, 1977
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