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La " Leggenda maior "
ci racconta che entrambi erano figli di una nobile famiglia pagana di Brescia. Entrarono presto nell'ordine equestre
e divennero cavalieri. Attratti dal Cristianesimo, dopo lunghi colloqui con il vescovo sant'Apollonio, chiedono e
ottengono il battesimo.
Si dedicano subito all'evangelizzazione delle terre bresciane e per il loro zelo il vescovo Apollonio nomina Faustino
presbitero e Giovita diacono. Il successo della loro predicazione li rende invisi ai maggiorenti di Brescia che approfittando
della persecuzione voluta da Traiano (la terza) invitano il governatore della Rezia Italico ad eliminare i due col pretesto
del mantenimento dell'ordine pubblico. La morte di Traiano ritarda però i piani del governatore, che
approfittando però della visita del nuovo imperatore Adriano a Milano denuncia i due predicatori come nemici della
religione pagana. L'imperatore preoccupato dà l'autorizzazione a Italico per la loro persecuzione. Questi
dapprima minacciandoli di decapitazione chiede ai due giovani di abiurare e di sacrificare agli dei, ma i due si rifiutano e
per questo vengono carcerati. Nel frattempo l'imperatore Adriano conduce una campagna militare nelle Gallie e
rientrando in Italia si ferma a Brescia, Italico lo coinvolge direttamente nella questione ed è l'imperatore
stesso a chiedere ai giovani il sacrificio al dio sole. I giovani non solo si rifiutano ma danneggiano la statua del
dio. L'imperatore ordina allora che siano dati in pasto alle belve del circo, ma le bestie si accovacciano mansuete ai
piedi dei giovani e Faustino approfitta dell'occasione per chiedere la conversione degli spettatori dello spettacolo
circense e molti proclameranno la loro fede al Cristo, tra questi Afra, la moglie del governatore Italico, che conoscerà
ella stessa il martirio e la santità. La conversione del ministro del palazzo imperiale nonché comandante
della corte pretoria, Calocero, irrita ancor più l'imperatore che ordina che i giovani siano scorticati vivi e
messi al rogo, ma le fiamme non lambiscono nemmeno le vesti dei giovani, che vengono condotti in carcere a Milano,
perché le conversioni a Brescia continuano ad aumentare. A Milano sono nuovamente torturati e subiscono il
supplizio dell'eculeo, ma anche in questa prigionia succedono eventi miracolosi, come l'uscita dal carcere
dei due per incontrare e battezzare san Secondo.
Trasferiti a Roma vengono portati al Colosseo dove nuovamente le belve si ammansiscono ai loro piedi. Inviati a Napoli
per nave, durante il viaggio sedano una tempesta. A Napoli sono nuovamente torturati e abbandonati in mare su una
barchetta, ma gli angeli li riportano a riva. L'imperatore ordina allora il loro rientro a Brescia dove il nuovo prefetto
eseguirà la sentenza di decapitazione il 15 febbraio poco fuori di porta Matolfa. Saranno sepolti nel vicino cimitero
di San Latino dove il vescovo san Faustino (ecco un altro santo con nome Faustino) costruirà la chiesa di San
Faustino ad sanguinem, poi Sant'Afra e oggi Sant'Angela Merici. Alcune reliquie sono oggi conservate nella
basilica dedicata ai due martiri. I due martiri sono raffigurati spesso in veste militare romana con la spada in un pugno
e la palma del martirio nell'altra, in altre raffigurazioni sono in vesti religiose, Faustino da presbitero, Giovita da
diacono.
Di storico vi è l'esistenza dei due giovani cavalieri, convertitosi al cristianesimo, tra i primi evangelizzatori
delle terre bresciane e morti martiri tra il 120 e il 134 al tempo di Adriano, che molto probabilmente non li conobbe mai
e che da quanto risulta non ordinò mai direttamente una persecuzione, ma semplicemente non intervenne mai
per impedire quelle che nascevano nei vari angoli dell'impero. Il loro culto si diffuse verso l '
VIII secolo, periodo in cui fu scritta la leggenda, prima a Brescia e poi per
mezzo dei longobardi in tutta la penisola ed in particolare a Viterbo. Il loro patronato su Brescia fu confermato anche
a causa di una visione dei due santi che combattevano a fianco dei bresciani contro i milanesi nello scontro decisivo
che fece togliere l'assedio alla città, il 13 dicembre 1438.
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