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Il testo dello Stabat Mater dolorosa fu scritto da Jacopone da Todi
(1230? - 1306), poeta e mistico quando si ritirò nel covento di Sant'Angelo in Pantanelli.
Questo testo ha attraversato i secoli, proprio per la sua straordinaria umanità: la prima parte della preghiera,
che inizia con le parole Stabat Mater dolorosa ("La Madre addolorata stava")
è una meditazione sulle sofferenze di Maria, madre di Gesù, durante la crocifissione e la Passione
di Cristo; la seconda parte della preghiera, che inizia con le parole Eia, mater, fons amóris
("Oh, Madre, fonte d'amore") è un'invocazione in cui l'orante chiede a Maria di farlo partecipe del
dolore provato da Maria stessa e da Gesù durante la crocifissione e la Passione.
È recitata in maniera facoltativa durante la messa dell'Addolorata (15 settembre) e le sue parti formano gli
inni latini della stessa festa. Prima della Riforma liturgica era utilizzata nell'ufficio del venerdì della settimana di
passione (Madonna dei sette dolori - Venerdì precedente la Domenica delle Palme). Ma popolarissima era
soprattutto perché accompagnava il rito della Via Crucis e la processione del
Venerdì Santo. Un canto amatissimo dai fedeli, non meno che da intere generazioni di musicisti colti (si
pensi solo a Scarlatti, Vivaldi, Pergolesi, Rossini...).
Latino Stabat Mater dolorósa Cuius ánimam geméntem, O quam tristis et afflícta Quae moerébat et dolébat, Quis est homo, qui non fleret, Quis non posset contristári, Pro peccátis suæ gentis Vidit suum dulcem natum Eia, mater, fons amóris, Fac, ut árdeat cor meum Sancta Mater, istud agas, Tui Nati vulneráti, Fac me vere tecum flere, Iuxta crucem tecum stare, Virgo vírginum praeclára, Fac, ut portem Christi mortem, Fac me plagis vulnerári, Flammis ne urar ne succénsus, Fac me cruce custodíri Quando corpus moriétur, Amen. |
Ritmata Stavi, o madre dolorosa, Una spada a te gemente, Quanto triste, quanto afflitta Ti accoravi, ti affliggevi, Chi alle lacrime non cede, Chi non soffre a contemplare Per le colpe delle genti Tu vedevi il dolce nato, Madre, fonte dell'amore, Fa' che avvampi il cuore mio Santa madre del Signore, Con il Figlio tuo ferito, Fin che vita in me rimanga, Alla Croce insieme stare, Sei la Vergine più chiara: Di Gesù dammi la morte, Dona a me la piaga atroce, Per non ardere nel fuoco, Quando, o Cristo, vien la morte, Quando il corpo vien diviso, Così sia. |
Liturgica Addolorata, in pianto Immersa in angoscia mortale Quanto grande è il dolore Piange la Madre pietosa Chi può trattenersi dal pianto Chi può non provare dolore Per i peccati del popolo suo Per noi ella vede morire O Madre, sorgente di amore, Fa' che arda il mio cuore Ti prego, Madre santa: Uniscimi al tuo dolore Con te lascia ch'io pianga Restarti sempre vicino O Vergine santa tra le vergini, Fammi portare la morte di Cristo, Ferisci il mio cuore con le sue ferite, Nel suo ritorno glorioso O Cristo, nell'ora del mio passaggio Quando la morte dissolve il mio corpo Così sia. |
Letterale La Madre addolorata stava E il suo animo gemente, Oh, quanto triste e afflitta Come si rattristava e si doleva Chi non piangerebbe Chi non si rattristerebbe A causa dei peccati del suo popolo Vide il suo dolce Figlio Orsù, Madre, fonte d'amore, Fa' che il mio cuore arda Santa Madre, fai questo: Del tuo figlio ferito Fammi piangere intensamente con te, Accanto alla Croce desidero stare con te, O Vergine gloriosa fra le vergini Fa' che io porti la morte di Cristo, Fa' che sia ferito delle sue ferite, Che io non sia bruciato dalle fiamme, Fa' che io sia protetto dalla Croce, E quando il mio corpo morirà Così sia. |
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Autore: Jacopone da Todi
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