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Capistrano (VV), giovedì 21 novembre 2024 ~ Ore : 10:13:03 • New York: 21/11/2024 04:13:03 • Tokyo: 21/11/2024 18:13:03 • Sydney: 21/11/2024 20:13:03
Settimana dell'anno n° 47 - Trimestre 4 [novembre] || ♏ Scorpione ♥ ;-) • Giorni trascorsi da InizioAnno: 326 - Giorni mancanti a FineAnno: 40: Precisamente 0 anni, 1 mesi, 6 settimane, 40 giorni, 973 ore, 58426 minuti, 3505616 secondi!
Il sole sorge alle ore 07:06 e tramonta alle ore 16:45 - Presentazione della Beata Vergine Maria al Tempio, Madonna della Salute
C'era una volta un bramino di nome Hiralal che aveva
un bel giardino. Ne era molto fiero, perché l'aveva realizzato da solo. Ogni giorno vi lavorava parecchie
ore. Strappava tutte le erbacce, bagnava gli alberi e le piante, e piantava nuovi filari. I fiori vi sbocciavano tutto
l'anno. Quando capitava un visitatore, Hiralal glielo mostrava con gran piacere. «Vede le mie rose? - diceva
- Ne avete mai viste di così belle? Devo lavorare molto duramente per ottenere dei boccioli così perfetti».
Hiralal metteva grande cura affinché non capitasse alcun guaio. L'ingresso al suo giardino avveniva
attraverso una piccola porta che era sempre accuratamente chiusa. Ogni tanto, tuttavia, l'ingresso rimaneva
accidentalmente aperto. Una volta una gatta entrò e andò a dormire su un cespuglio di fiori. I fiori
si sciuparono, e Hiralal era estremamente arrabbiato. Afferrò un bastone e si avventò sulla gatta, ma
essa saltò su un albero e sparì oltre il muro. Un altro giorno, mentre Hiralal stava lavorando all'altro
lato del giardino, tre bambini aprirono l'ingresso ed entrarono. Stavano raccogliendo dei fiori, quando Hiralal li
scorse. Con un ruggito prese il suo bastone e si buttò su di loro. I ragazzini scapparono e Hiralal non riuscì
a prenderli. «Vi darò una bella lezione quando vi prenderò», urlava, ma ormai i fanciulli
erano fuggiti lontano.
Pochi giorni dopo un babbuino riuscì a trovare un varco per entrare nel giardino e fece molti danni. Mentre
Hiralal stava scacciando la scimmia, entrò un cane e cominciò a scavare un buco. Il cane scappò
non appena vide arrivare il bramino ed egli non poté far altro che inveire.
Un mattino, verso mezzogiorno, successe una cosa terribile. L'ingresso venne spalancato da una folata di vento
e una mucca penetrò nel giardino. Hiralal stava dormendo sotto un albero e prima che si alzasse la mucca
aveva mangiato tutte le foglie di svariati arbusti. Quando Hiralal si rese conto di ciò che era successo,
diventò furioso. Quella volta, tuttavia, non si mise a urlare. Prese il suo bastone e si precipitò verso la
mucca e cominciò a picchiarla più forte che poté. La mucca venne colta completamente di
sorpresa perché nessuno l'aveva battuta fino ad allora. Essa rimase così confusa che non
riuscì a fuggire. Semplicemente si accucciò. Hiralal continuò a picchiarla, e il suo bastone
scese giù, giù, giù, ed egli diventò sempre più infuriato. «La gatta
è scappata, i ragazzini sono scappati, e così fece la scimmia e il cane, - urlò Hiralal - ma
tu prendi questo, questo e questo». Con furia terribile batté la mucca più forte che
poté. Improvvisamente Hiralal si rese conto che la mucca era morta. La fissò con orrore.
«Che cosa ho fatto? - si disse - Ho ucciso una mucca! Io, un bramino! Che cosa terribile ho fatto! Cosa
dirà la gente?»
Hiralial si sedette e cominciò a pensare come salvarsi. Come nascondere il corpo della mucca in modo
che nessuno sappia? La prima cosa da fare, decise, era quella di nascondere il corpo dietro i cespugli al limite
del giardino. Poi, di notte, quando non ci fosse nessuno in giro, avrebbe potuto scavare una grande buca per
seppellirla. Hiralial trascinò il corpo della mucca fino al limite del giardino e l'abbandonò
tra i cespugli. Si sentiva triste e molto preoccupato, così si sedette per riposare.
«Per un bramino è un peccato molto grave uccidere una mucca», pensò tra sé. Non volevo
ucciderla, ma ero così arrabbiato che non mi accorgevo di cosa facessero le mie mani. Nelle scritture
è detto che che Indra è il dio che giuda le mani. È per il suo potere che esse agiscono.
Hiralal cominciò ad essere meno spaventato, mentre pensava a Indra.
«È così, - si disse - in verità è stato Indra ad uccidere la mucca. La mia
mano reggeva solo il bastone. La forza per picchiare la mucca venne da Indra, non da me. Non c'è
nulla di cui mi devo preoccupare, dopo tutto». A quel punto Hiralal si sentì così sollevato
che balzò in piedi e cominciò a lavorare nel giardino.
Lontano, in cielo, Indra vide quel che aveva fatto Hiralal e udì tutto quello che si era detto. «Questo
non va, - pensò Indra - devo dargli una lezione».
Un poco più tardi quella sera, mentre Hiralal stava innaffiando il giardino, rimase compiaciuto nel vedere
un vecchietto gentile dirigersi verso di lui, sorridendo educatamente. «Oh, che meraviglioso giardino, - disse
il vecchietto - che bei fiori, che alberi piacevoli! Chi ha fatto questo giardino?».
«L'ho fatto tutto da solo. - Replicò Hiralal, fiero - Non posso dirle quanto ho dovuto lavorare
duramente in tutti questi anni».
«Veramente? - Rispose l'uomo - L'avete fatto tutto da solo? Nessuno vi ha aiutato?»
«No, - disse il bramino - non mi ha aiutato nessuno. Ho fatto tutto questo lavoro con le mie sole due mani.
Venite, signore, vi mostrerò il giardino». Hiralal e il vecchio passeggiarono insieme per il
giardino. «Mi auguro che non veda la mucca morta, - pensò Hiralal tra sé - devo cercarlo di
tenerlo lontano dai cespugli». L'uomo ammirò uno dopo l'altro e tutte le piante di fiori
e gli alberi. Poi arrivarono alle rose. Fu d'accordo nel dire che le rose erano perfette.
«Bene, questo è tutto quello che avevo da mostrarvi!». Disse Hiralal.
«Ma ditemi qualcosa di quei cespugli laggiù», continuò il vegliardo e si diresse
rapidamente verso di essi e Hiralal dovette seguirlo. Improvvisamente, l'uomo vide la mucca uccisa.
«Povero me! Una mucca morta, - disse il vecchietto - che tristezza! Ma sembra anche che sia stata
picchiata. Che cosa terribile. Una mucca battuta a morte! Chi ha fatto questo?». Il vecchio guardò
intensamente Hiralal, ed egli non seppe che dire. Giunse le mani e rimase in silenzio. «Chi la uccise?».
Ripeté il vecchio con voce ferma. Allora Hiralal si ricordò dell'idea che ebbe nel pomeriggio.
«È stato Indra, - disse - Indra uccise la mucca».
«Cosa volete dire? - Chiese il vecchio - Come ha potuto Indra uccidere la mucca?».
«Non sapete, - replicò Hiralal - che Indra è il Dio che guida le mani? Le mie mani hanno brandito
il bastone, questo è vero. La mucca stava mangiando tutte le mie foglie, vedete, ho dovuto picchiarla. Ma le
mani agiscono in virtù della potenza di Indra, così il peccato dell'uccisione della mucca è
di Indra, non mio».
«Io sono Indra!» Urlò il vecchietto, e mentre lo pronunciava la sua forma
si mutò e apparve Indra, con un aspetto estremamente arrabbiato.
«È così!, - disse Indra - Indra uccise la mucca, non è vero? Il peccato è di Indra,
eh? Quando ti chiesi chi aveva realizzato il giardino, mi dicesti che eri stato tu. Mi hai detto chiaramente che hai fatto
tutto con le tue mani. Non è così?».
Hiralal giunse le mani pieno di vergogna. «Sì, Signore» Rispose.
«Così il bene che fanno le tue mani è tuo, ma il male che commettono è mio. Questa
è la tua idea, non è vero?». Disse Indra.
Hiralal non trovò nulla da rispondere.
«Non sbagliarti, - tuonò Indra - tu hai ucciso la mucca, Hiralal. Il peccato è tuo. Il peccato è tuo!»
Con quelle parole Indra improvvisamente svanì. Hiralal si accasciò al suolo, piangendo disperatamente.
* * *
Autore: Sconosciuto.
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